Eravamo nella baia di Ponza, dietro il paese, ancorati a largo. Ci tuffavamo, pescavamo, ridevamo. Una serata soft.
Durante la notte una barca ci viene contro, si stacca l’ancora, il mare era agitato e c’era molto vento. Dentro la piccola baia, il vento ululava.
Albeggiava ed eravamo tutti svegli a darci da fare per metterci al riparo dalla pioggia del mare e dal pericolo delle altre barche.
Siamo ripartiti in fretta e furia per raggiungere il porto, senza vela a motore. Di fretta come una lumaca in corsa.
La barchetta era sempre sott’acqua, sembrava un sottomarino. Mia sorella e mio cognato erano fuori al timone con forza e coraggio. Gli imprevisti in mare sono sempre in agguato.
Io ero in stiva dove tutto ballava e volava.
Mia sorella si affaccia:” Lillo come stai? Che fai tutto steso lì?”
“Sono pronto per morire”, dissi. Ero tutto lungo con le mani incrociate sul petto proprio come dentro una bara di legno.
Girato l’angolo il vento e il mare si placano. Tutto torna luminoso e pacifico con una calma quasi surreale.
Ricordo quel giorno e sorrido. Alcuni ricordi per quanto forti ti insegnano ad amare il mare in tutte le sue vesti.
Con il senno di poi qualcosa si dimentica, ma non tutto scorre come l’acqua.
Photo scattata entrando in porto, dopo aver superato l’ostacolo.
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