Ultimamente sono stato spesso dal dentista. Molte persone, appena lo sanno, reagiscono con frasi come: “Che dolore!” oppure “Che paura il dentista!”. È curioso quanto le parole, anche dette con leggerezza, possano influenzare il nostro vissuto. Le parole contano, non solo per come vengono usate, ma per il significato profondo che portano con sé. Io, invece, quando mi siedo sulla poltrona del dentista, chiudo gli occhi e medito.

Sì, perché meditare non richiede per forza un cuscino, un incenso o una musica rilassante: si può meditare ovunque, anche lì. Ogni suono, se lo si ascolta con attenzione, può trasformarsi in qualcosa di diverso. Il ronzio dell’aspiratore, che raccoglie la saliva dalla bocca, può diventare il vento che soffia tra gli alberi in un bosco. Il rumore del trapano che rimuove la carie si trasforma, nella mia immaginazione, in un aerografo che disegna sulla pelle i segni della mia storia. È tutto lì: ascoltare i suoni e trasformarli. Dargli un nuovo significato. Trovare, anche nel fastidio, uno spazio di pace.

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