Per tutta la vita ci hanno insegnato a competere, a correre, a raggiungere obiettivi. Ma cosa succede se ci fermiamo? Se smettiamo di rincorrere e iniziamo ad ascoltarci? Forse potremmo scoprire qualcosa di più vero, di più nostro.

In un laboratorio di Arteterapia, un bambino mi ha raccontato che il fuoco, per lui, non era una fiamma. Era il calore di una casa. Un luogo che gli mancava. Il rosso, in quel momento, non era forza o rabbia, ma bisogno. Bisogno di affetto, di presenza, di sentirsi al sicuro.
Quel bambino ha usato i colori in modo libero, personale, lontano dai significati che noi adulti diamo per scontati. Ha trasformato il rosso in casa, il blu in movimento, il giallo in silenzio. Ha dipinto ciò che sentiva, non ciò che “doveva” rappresentare.
E allora, quando disegni, non pensare alla combinazione giusta. Non cercare il significato corretto. Lasciati andare. Lascia che siano le emozioni a scegliere i colori, che siano le forme a raccontare ciò che le parole non riescono a dire.
Il colore non è solo tecnica. È ascolto. È libertà. È espressione.
E ogni bambino — ogni persona — ha il diritto di usarlo per raccontare la propria verità.
Scopri di più da Paolo Cipriani Arteterapeuta
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