In quest’ultimo anno ho scritto moltissimo. Riflessioni intime, personali. Ho scritto per dialogare con me stesso, per osservare i miei spigoli interiori, per sfogare la rabbia, per perdonare. Ma non ho solo scritto: ho danzato, ho creato, ho immaginato una nuova forma di me.

Attraverso l’immaginazione nasce l’intento: quello di evolvere, di dare nuova vita a un sentire più gentile. A volte il carattere resta spigoloso, ma anche i tratti timidi, impauriti, possono trasformarsi in oro. Persino i segni più incerti, scarabocchiati, ti guidano verso una strada diversa — o forse la stessa — ma con un obiettivo più chiaro rispetto a quello che aveva il Paolo di cinque anni fa.

Alcuni testi sono rimasti nel mio scrigno personale. Altri, invece, sono diventati parte di questo libro: una raccolta di parole libere che conducono a immagini d’incanto.

Il mio lavoro con l’altro, l’empatia creativa, l’ispirazione che nasce anche da un intuito — che se non sai decifrare può sembrare una deriva — sono tutti strumenti che mi hanno aiutato a mostrare l’altra parte di me. Tra arteterapia, percorsi formativi e relazioni di sostegno, ho colto l’essenza di ciò che ho scritto in questi anni.

In realtà, in questo ultimo anno ho scritto tre libri. Dovevano uscire in sequenza, uno dopo l’altro, ma si sono invertiti. Perché non sempre ho bisogno di mostrarmi nella completa nudità dell’anima e del corpo. Ho scelto di far uscire questo testo per primo. Contiene anche esercizi da fare in autonomia, come introduzione a ciò che verrà. Un modo diverso per conoscermi. Conoscerti.

Non ho paura di mostrarmi. Non ho paura di dire chi sono. Ho paura, forse, di non essere riconosciuto per ciò che sono. Ma la paura si affronta vivendo, esponendosi agli altri. In ricordo delle mie mostre di pittura, di un tempo ormai lontano.


Questo libro nasce dalla mia autenticità e dalla mia semplicità.

Sono parole nate dal cuore, intrecciate in pensieri che non chiamo poesie, ma frammenti di me: radicati nella terra, aperti alla libertà espressiva.

Le parole emergono libere, ispirate da ciò che vedo fuori — attraverso le fotografie che scatto — e da ciò che mi abita dentro. Ogni immagine richiama la mia attenzione: le uso per creare, scrivere, immaginare.

Sono metafore di me stesso.




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