Nel cuore del mondo che trema, la Palestina ci chiama con il suo dolore antico e presente. Non è sola: accanto a lei, altri popoli vivono il peso della guerra, del silenzio, della paura. In Sudan, in Ucraina, nello Yemen, in Myanmar… le ferite si somigliano, anche se parlano lingue diverse.

Eppure, in mezzo a questo rumore di ferro e fuoco, c’è chi accompagna. Chi resta. Chi ascolta. Chi non distoglie lo sguardo. Il rispetto nasce lì: nel gesto di chi non si volta, di chi riconosce l’umano anche dove tutto sembra disumano.

Ma il mondo non è solo ferita. È anche bellezza che resiste. È il sorriso che scegliamo di offrire, anche quando ci sembra piccolo. È la parola gentile che rivolgiamo a noi stessi, come primo atto di pace. È l’Amore che non urla, ma pulsa. Che non pretende, ma sostiene.

Ogni gesto di cura è un seme. Ogni respiro consapevole è un ponte. Ogni pausa che ci concediamo è un atto di rispetto verso il nostro corpo, la nostra storia, la nostra capacità di sentire. Anche il fermarsi è sacro. Anche il non sapere è parte del cammino.

Mandare energia al mondo non significa farsi carico di tutto, ma scegliere di essere presenti. Con un pensiero, una carezza, un disegno, una poesia. Con la dignità di chi sa che la bellezza non è evasione, ma resistenza.

Che la nostra presenza sia un balsamo. Che il nostro silenzio sia pieno. Che il nostro amore, anche piccolo, sia luce.

Paolo 

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