Caro lettore,

in questo periodo, un po’ lunare e un po’ per riflessione personale, ho sentito il bisogno di lasciar andare. Non è una resa, ma un gesto gentile: ho buttato la spugna, sì, ma una spugna morbida, porosa, che assorbe e trattiene. Non per arrendermi — non ne ho alcuna intenzione — ma per frenare l’impulso, per ritirarmi dal frastuono e ritrovare il silenzio fertile della mia immaginazione.

Non voglio fermarmi davanti agli sguardi degli altri. Voglio fermarmi per me. Per continuare a immaginare, a creare, a progettare.

Sento il bisogno di sospendere il racconto continuo sui social — ogni pensiero, ogni riflessione, ogni frammento — ma non qui, non in questo spazio.

Qui voglio scrivere di più. Con più intensità, più immersione. Non a spot, ma come un respiro profondo.

Alla fine, una spugna viene dal mare.

Dalle sue profondità.

Come i pensieri che ci abitano: quelli veri, quelli che faticano a venire a galla.

Spesso ciò che affiora è superfluo, levigato, radical chic.

Ma sotto, nel fondo, c’è la sostanza. C’è la voce che aspetta.

Si condividono post come se non ci fosse un domani.

Sono il primo, forse anche l’ultimo.

Ma ora sento che serve una tregua.

Uno spazio vuoto tra il mondo interno e quello esterno.

Un momento per riportare quiete ai pensieri.

E così, metto in pausa tutto ciò che ho progettato in questi mesi.

Con calma. Con amore. Con gentilezza.

Senza chiedere troppo. Né a me, né a te che stai leggendo.

Una foto al mare.

Un paesaggio montano in autunno.

Le foglie che cadono.

Lasciamo andare tutto.

Anche i pensieri negativi, che — se osservati con attenzione, se rielaborati con cura — non sono poi così negativi.

Sono solo il desiderio di ossigenare nuovi pensieri.

Paolo


Scopri di più da Paolo Cipriani Arteterapeuta

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.