L’8 dicembre non fa per me, non la sento come una festa cristiana, ma simboleggia la sacralità di stare in famiglia. Fin da quando ero piccolo, l’8 dicembre era una festa principalmente di affetti che vivevano lontano, compreso papà che risiedeva a Roma… è morto che avevo otto anni. Una festa fatta di famiglia quindi, di giochi, di tavole magicamente imbandite e ricche di bontà. Mamma era molto credente, quindi si recava a messa e si dedicava alle tradizioni culinarie tipiche di quel giorno.
Quando l’8 dicembre capitava come giorno infrasettimanale era una doppia festa, niente scuola… ed era anche un giorno in più per stare tutti in famiglia, tra malumori e allegria, come in tutte le famiglie.
Vivevo solo con mamma, io e lei, soli tutto l’anno. Immaginate, quindi, quanta felicità poteva avere un bambino nel vedere la propria famiglia al completo per le feste. In quel giorno non eravamo proprio tutti, ma la casa era piena della nostra essenza profumata e delle voci colorate e festose.
A quei tempi le pietanze non erano abbondanti come oggi, si mangiava meno e quasi contato, pochi dolci e rigorosamente fatti in casa. C’era poco di tutto, ma di qualità. Durante la settimana si praticava un digiuno mistico… almeno lo era per mamma che andava avanti a tè bancha, acqua e biscotti. Io di solito non mangiavo molto, non amavo il parmigiano perchè mi pizzicava in gola, dell’uovo mangiavo solo il rosso, il bianco non mi piaceva, della pasta al sugo scansavo il sugo… sembravo un prestigiatore… ero una peste!
Ecco, la tradizione di rendere l’ambiente accogliente e caldo è rimasta. Stavolta abbiamo iniziato a decorare casa per le feste il 6 dicembre per motivi lavorativi. E ogni volta, quando metti gli addobbi natalizi alla casa, riaffiorano cose che pensavi la casa avesse ingoiato! E naturalmente la polvere vola libera e felice dappertutto. Lo stesso rito delle pulizie di Pasqua.
Quest’anno abbiamo allestito due alberi, uno è appeso e scende dal soffitto e l’ho chiamato Cielo e Terra per simboleggiare l’equilibrio mosso dall’aria perchè l’aria muove le idee. L’altro albero prende vita da una vecchia vite, modesto, con quattro palle e due luci. La semplicità più assoluta.
Il presepe, invece, l’ho fatto su un libro Leporello intitolato “ZigZAG il presepe a ventaglio”.
Dodici pagine e una storia.
Bene, ora che l’albero e il presepe sono pronti, buone feste a tutti! Mai come quest’anno vi auguro la più profonda e intensa pace interiore e una copiosa dose di creatività bilanciata con la razionalità il cui connubio farà sgorgare una cascata fresca e rigenerante di scelte giuste e ponderate. L’augurio più prezioso e magico che voglio esprimere è quello di restare puri di cuore e continuare a guardare il mondo con tanta meraviglia!
“Si prega di rimanere bambini per non perdere la priorità acquisita” .
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